Come raccontare la tua storia del tuo Brand
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Logo, narrazione
e identità
Logo, narrazione e identità
01 – 01 – 2025. È passato un anno da quando ho aperto la Partita IVA con il mio nuovo progetto Creativa Selvatica; è un piccolo traguardo, certo, ma comunque vorrei scrivere qualche parola per onorarlo. In questi giorni di Feste, Rituali e Nuovi Inizi (a proposito Buon Anno!) ho avuto tempo per rallentare dalle scadenze e prendere distanza dai pensieri ridondanti. Solo io arrivo a fine anno in rincorsa? 😅
Ad ogni modo, un po’ per caso, un po’ per necessità, mi sono ritrovata a fare qualcosa per me, che avevo lasciato in sospeso: la realizzazione del mio logo.
DA DOVE si inizia a progettare un logo?
Non pensare che per chi lavora nel design sia più semplice perchè è l’esatto contrario! Realizzare un’identità visiva ed emozionale per sè stessi è complicatissimo, richiede ascolto, osservazione, consapevolezza e soprattutto distacco. Non basta scegliere elementi di proprio gusto e racchiuderli in una struttura; lo sviluppo di un logo è più simile ad un percorso fatto di incroci, bivi e anche qualche vicolo cieco 🤭 ma se si resta coerenti alla propria Brand identity il risultato è assicurato.
Naturalmente per deformazione professionale trovo sia utile pensare al logo in termini funzionali, cioè molto spesso lo scopo di un logo è prendere posto in un sito web in modo adeguato. Sempre per deformazione professionale mi piace paragonare un sito web ad un libro, fatto di capitoli e tante meraviglie da scoprire: nell’ambito di un libro, cioè volevo dire sito web 🤭, il logo è parte della copertina. Offre uno spunto visivo, emozionale e descrittivo di cosa si troverà all’interno sfogliando le pagine. Un buon logo è pertanto coerente al resto della narrazione.
Per raccontarti il processo creativo, prendiamo ora in considerazione la visual identity del mio Brand: è composta da colori caldi e terrosi, alcune paper texture, richiami alla natura e alla lettura, due cose che amo e credo si prestino bene alla rappresentazione visiva di ciò che sono i miei valori professionali, quali la lentezza, la gentilezza e un profondo ascolto delle necessità delle mie clienti.
Quindi, per iniziare a realizzare un logo credo sia meglio partire da alcuni concetti: quali valoro racchiude il brand in questione, cosa porta di unico nel mondo, naturalmente di cosa si occupa ma può non essere del tutto rilevante se il rischio è di cadere nel banale e nel “già visto”. Solitamente gli studi di design utilizzano monogrammi, cornici, piccoli elementi decorativi e uno stile principalmente minimale… insomma niente di più lontano da me e dal mio progetto 🤣 Quindi ho aperto Pinterest e realizzato una bacheca ispirazionale, come faccio sempre per qualsiasi progetto; trovo sia utilissimo per schiarirsi le idee ma in questo caso specifico ha aggiunto confusione alla confusione che già avevo in testa.
Improvvisamente mi sono ricordata di favorire il distacco! Quando si è troppo dentro un progetto, ce l’hai negli occhi da tanto tempo, è complesso vederne le sfaccettature con chiarezza. Perciò ho lasciato perdere Pinterest, preso carta e penna, raccontato cosa rappresenta il mio progetto e fatto una lista di tutti gli elementi evocativi, emozionali e funzionali che avrebbe dovuto contenere il logo.
identifica il significato e lo scopo
Per spiegarti meglio cosa intendo ti racconto il mio progetto. “Creativa Selvatica” è un concetto che evoca un approccio artistico e intellettuale che abbraccia la libertà di esprimersi senza restrizioni, lasciando che le idee fluiscano come piante che crescono in un bosco, non limitata da regole o convenzioni, permettendo un’esplorazione autentica e innovativa. È un invito a connettersi con la propria intuizione e con la natura primordiale dell’immaginazione, celebrando l’imprevedibilità e la bellezza del pensiero libero. Abbracciare la creativa selvatica significa permettere a se stessi di essere aperti alle possibilità illimitate che derivano dal pensiero non convenzionale e dalla sperimentazione artistica.
✷ Il mio progetto si basa sulla storytelling e sulla percezione emozionale sincera = che ho tradotto in uno stile cje evoca un libro di racconti
✷ La spiritualità e la vicinanza col mondo naturale non può mancare = presenza di elementi botanici
✷ Vorrei includesse più elementi non solo decorativi ma anche funzionali = nome, pittogramma, descrizione, payoff
✷ Il messaggio che deve trasmettere: trasformazione, rinnovamento, mistero, curiosità = il rusiltato è qui sotto
✷ Il mio progetto si basa sulla storytelling e sulla percezione emozionale sincera = che ho tradotto in uno stile cje evoca un libro di racconti
✷ La spiritualità e la vicinanza col mondo naturale non può mancare = presenza di elementi botanici
✷ Vorrei includesse più elementi non solo decorativi ma anche funzionali = nome, pittogramma, descrizione, payoff
✷ Il messaggio che deve trasmettere: trasformazione, rinnovamento, mistero, curiosità = il rusiltato è qui sotto


l'unica storia che vale la pena raccontare, è la tua
Il mio logo ha preso forma silenziosamente in punta di piedi, fino a fiorire rigoglioso e dirompente. La scintilla è stata abbracciare la totalità del mio percorso professionale; forse saprai già che è stato piuttosto inusuale (se ti va di saperne di più racconto qualcosina qui). Non sono sempre stata una designer e il mio trascorso con le erbe e i suoi segreti mi ha profondamente cambiata nel corso del tempo. Molto tempo, quasi 10 anni, e quei momenti di connessione spirituale con il Mondo Sottile sono tutt’ora parte del mio quotidiano. Tant’è che ho scelto un fiore in rappresentanza del mio progetto, e non un fiore a caso…

tra magia e FARMACOPEA
Un fiore che non è un fiore, l’Elleboro adorna i giardini e i boschi in questo periodo dell’anno, discreto, delicato e letale. Ci si sofferma troppo poco sulle potenzialità di un fiore… “che sarà mai, è solo un fiore” eppure ci sono erbe tanto piccole e tanto potenti, così ricche di personalità e spirito, da poterne sentire la voce, se si ascolta con attenzione.
Hai mai meditato accanto ad una pianta dall’elevata tossicità? Non è una pratica convenzionale, infatti solitamente si scelgono piante Matres Herbarum – molto diverse dalla personalità dei veleni – come l’artemisia, la menta, la verbena, la salvia, la betonica e la ruta; quest’ultima, che ho tanto amato, mi ha aperto le porte ad un approccio con le erbe che scivola tra il medicinale e il liturgico, senza un reale confine tra l’una e l’altra cosa.
Definita da Ippocrate la “forza guaritrice della natura”, secondo questo fondamento, ogni pianta interviene nel processo di guarigione grazie alla sua connessione simbolica tra cura e malattia; è quello che oggi chiamiamo principio attivo, ma che in tempi passati era celebrato come una qualità divina, che apre un dialogo mistico con chi le raccoglie e ne fa uso. Infatti, la percezione di questa sacralità affonda nei rituali di raccolta, in cui le Dominae Herbarum onoravano le erbe come madri o antenate. Sante e Streghe, con approccio differente e stesso fine, operavano per la cura e il benessere delle genti nei pagus. Le ultime, sradicate dai loro Luoghi, erano l’ultimo tramite tra uomo e Natura, e di fatto ancora oggi soffriamo quel distacco.
Tornando all’Elleboro, è associato alla purificazione e al rinnovamento. Fiorisce nel freddo inverno, resiliente, trova la luce anche nei periodi bui, ci ricorda che nulla è perduto per sempre palesandosi a cavallo del Solstizio d’Inverno, sotto il segno del Sagittario e dell’Ofiuco, un’impeccabile rappresentazione della ciclica alternanza tra luce e oscurità: dopo la notte più lunga dell’anno le ore di luce aumentano lentamente fino a raggiungere l’apice dell’abbondanza in piena estate. È una fase di passaggio significativa in cui la luce ritorna a splendere poco alla volta più luminosa fino a condurci alla primavera e all’abbondanza estiva.
Le possibilità di utilizzo dell’Elleboro a scopo curativo sono limitate all’Omeopatia, volendo anche domestica ma senza profonde competenze lascerei perdere. “Vammi a cercare dell’elleboro nero che il senno renda a questa creatura” Gabriele D’Annunzio, La figlia di Iorio. Per l’appunto, nel rizoma dell’Elleboro sono custoditi proncipi attivi utili per il supporto della depressione e le alterazioni dello stato di coscienza. È una pianta di Saturno (il mio sovrano ascendente), che simboleggia il tempo, la saggezza, la conservazione, il consolidamento, il viaggio alchemico dalla prima fase della Nigredo dove la Prima Materia, grezza viene purificata, fino alla creazione della Terza Materia, la Pietra Filosofale, che sancisce l’avvenuta trasformazione dei metalli vili in oro e quindi il compiersi del percorso junghiano d’individuazione dall’Io al Sè.
SIMBOLI E ARCHETIPI
Non potevo non includere simbologie e Archetipi nel mio logo ti pare? 🤭 Non solo per sviluppare una strategia di comunicazione ma proprio per una coerenza tra il messaggio del mio brand e il modo in cui sviluppo i progetti delle mie clienti… con ascolto, gentilezza e un pizzico di magia!
Se ti va di approfondire la Spagyria e la segnatura planetaria delle piante ti consiglio questo libro.
Streghe e erbe magiche? Questo libro non può mandare nella tua libreria. Riguardo a virtù e utilizzi delle erbe potrei consigliarti molte letture, ma se sei agli inizi, personalemnte partirei da qui. Sai ho scritto una guida per aiutare chi sta muovendo i primi passi sul proprio Sentiero ed è in cerca della vera sé stessa attraverso la pratica spirituale con le piante, lo trovi su Cosmo Community.

Mi chiamo Natascia, mi occupo di identità visiva dal 2006. Amo la bellezza e la comunicazione sostenibile, genuina e gentile. In questo mondo rapido e frenetico, si distinguono le voci fuori dal coro, quelle che parlano al cuore delle persone. Amo la storytelling e gli Archetipi, trovo siano strumenti eccellenti per identificare e raccontare i valori di un Brand. Dal 2022 sono Facilitatrice Mindfulness, la consapevolezza delle emozioni è la mia Pratica quotidiana e la porto anche nel mio lavoro. Quando non ticchetto sulla tastiera, faccio la mamma e curo il giardino della mia casa in campagna nella provincia Ferrarese, dove la nebbia è così densa e persistente da ispirare poeti e filosofi.